Mattia Frigerio (2° dan FSJ, monitore GS judo) ci presenta due semplici hairi-kata per andare a concludere in immobilizzazione a partire dalla posizione in ginocchio. Uke Manrico Frigerio.

Tori si trova in mezzo alle gambe di uke che si difende stando sulla schiena. L’obbiettivo di tori sarà quello di superare la difesa di gambe e braccia dell’avversario che, ricordiamolo, da quella posizione a sua volte potrebbe eseguire un passaggio al suolo.

Nella seconda fotografia noterete come tori prenda la gamba sinistra dell’avversario con il braccio sinistro. In rapida successione preme il proprio corpo contro quello di uke, mantenendo una forte pressione che limita il movimento dell’avversario. Notate come tori mantiene salda la presa al bavero di uke e, al contempo, fa scivolare la mano sinistra sulla gola dell’avversario stringendo il bavero. In questo modo uke si sentirà compresso sia sulla gamba, sia sul petto sia sulla gola: insomma, viene impacchettato.

Nella terza immagine vedrete tori spostarsi sul lato dove è stata sollevata la gamba di uke. Ricordo che è fondamentale mantenersi il più possibile vicini al compagno. In questa fase la rapidità d’esecuzione deve essere contenuta: se il passaggio fosse eseguito troppo velocemente, si rischierebbe di perdere il contatto con l’avversario e questi riuscirebbe a liberarsi dalla presa. Notate come la pressione esercitata sul collo con la mano sinistra è rafforzata dalla posizione del torso di tori, inclinato in avanti. La forza arriva anche dalla testa e dalla spalle.

L’esecuzione del passaggio al suolo si conclude con un osae waza. Tori può decidere di immobilizzare uke in yoko-shio-gatame, oppure risistemarsi nella classica e più sicura kesa gatame.

L’obbiettivo del secondo hairi kata che viene proposto è di superare le gambe di uke, in difesa sulla schiena, per poterlo immobilizzare.

La posizione di partenza prevede tori inginocchiato fra le gambe di uke mentre questi si difende tenendo distante l’aggressore con le braccia. Come si nota dalla quarta fotografia, uke tiene la presa al bavero con  il braccio sinistro. Tori deve essere rapido ad afferrare la presa alla manica e successivamente a bloccare il braccio di uke lungo il fianco di quest’ultimo.

Guardando la quinta immagine noterete che il braccio che prima stringeva il bavero di tori, ora è steso lungo il fianco bloccato da una presa salda. Per limitare il braccio di uke, tori passa il proprio braccio destro sotto la gamba sinistra dell’avversario, stringendo con fermezza la manica del judogi. È questa la particolarità del passaggio che vi stiamo presentando: il punto cruciale sta nel bloccare il braccio di uke sotto la sua stessa gamba.

Nella sesta immagine tori si sposta nella direzione opposta a quella del braccio immobilizzato. Attenzione: è fondamentale mantenere con fermezza la presa del judogi di uke. Se questa dovesse essere molle, l’avversario riuscirebbe a liberarsi in men che non si dica. Mantenendo la presa forte, tori scavalca con la gamba sinistra la gamba destra di uke. Notare come il come il contatto fra i due torsi di tori e uke sia costante.

Una volta scavalcata la difesa di uke, tori può distendersi e immobilizzare l’avversario. Nella foto conclusiva vedrete che l’osae waza finale è un classico yoko-shio-gatame, tuttavia vi è una variante: tori continua a mantenere bloccato il braccio di uke che aveva immobilizzato all’inizio del passaggio.

Una buona esecuzione di un qualsiasi passaggio al suolo prevede due fattori: contatto e rapidità. Se mancasse anche soltanto uno di questi due ingredienti, concludere positivamente l’esercizio diventa un’impresa difficile.”

Mattia Frigerio / Chiasso, 17.2.2018