Quando ero un ragazzo avrei voluto vincere le olimpiadi. Non erano però i miei genitori a tenerci, ero io.

Approfittavo quindi di ogni occasione per allenarmi e sul tatami mi impegnavo sempre al massimo. Non esistevano telefonini e play-station, qualche svago tuttavia esisteva anche nei primi anni ottanta …

Alcuni miei compagni di allenamento, evidentemente più dotati di me, si impegnavano di meno e (a volte) otteneva risultati migliori. Mi sono sempre detto che “così è la vita” e che è meglio concentrarsi su sé stesso piuttosto che effettuare confronti impossibili.

Non ho vinto le olimpiadi e nemmeno i campionati svizzeri, mi sono dovuto accontentare di due medaglie di argento e di due medaglie di bronzo. Non ho però rimpianti perché sino alla fine ci ho provato. Non ho mai smesso di praticare judo e, ancora oggi quando salgo sul tatami cerco di impegnarmi il più possibile. E’ sempre un piacere indossare il judogi bianco e praticare insieme a chi capita: non importa se bimbi o adulti. In ogni esercizio trovo note positive, gratificazione e spazi di ulteriore miglioramento.

Cinque nostri ragazzi si sono qualificati per le finali nazionali 2018 di sabato 17 novembre a S.Gallo.

Quattro di loro sono all’ultimo anno della categoria cadetti (under 18). L’ultimo anno in genere è quello che dovrebbe garantire il massimo risultato, non vi sono infatti avversari più “vecchi” per cui, di principio, si dovrebbe essere i più esperti.

Mancano due settimane alle finali e, non sempre, riscontro nei “nostri” quell’impegno che invece dovrebbe esserci quando un appuntamento importante sta per arrivare. Nel mio ricordo sento che l’allenamento diventava più intenso, che la tensione saliva, che la voglia di vincere portava alla massima concentrazione e ad un impegno se possibile ancora più intenso, non solo nel randori ma in tutto quanto veniva proposto a partire dallo studio delle proprie tecniche preferite.

Le occasioni passano e, se non si riesce a coglierle, ma si è fatto di tutto per riuscirci, il ricordo rimarrà positivo, per contro quando ci si rende conto che “si poteva fare di più” qualche rimpianto prima o poi sopravviene.

Mi auguro che i nostri cinque finalisti sappiano cogliere l’ultima fase di preparazione al meglio. Vincere o non vincere poi è certo importante ma non essenziale !

Marco Frigerio / Chiasso, 3 novembre 2018