XI° stage DYK:  tra judo e storia vichinga

È stata una settimana emozionante quella che si è svolta alla magnifica Perfetta di Arzo. Per il quinto anno consecutivo, lo stabile del bel paesino all’ombra del San Giorgio e del Poncione ha ospitato un gruppo di venti fra ragazzi e ragazze del Do Yu Kai Chiasso.

Una settimana all’insegna del judo, di attività culturali e ludiche: il tema trattato è stato il “mondo vichingo” con riferimenti storici e riferimenti mitologici. La direzione dello stage era  affidata per la prima volta a Mattia Frigerio, il quale ha potuto contare sull’aiuto di Paolo Levi (per i corsi judo) e di Mauro Ciresa e Salvatore Pepe (per le attività culturali e ludiche).

Abbiamo sentito il neo responsabile.

Mattia, è stato il tuo primo anno come “direttore”: come è andata? Avevi delle aspettative diverse?

È andata meglio di quanto mi aspettassi. Negli anni passati ho sempre curato la parte ludica e tematica dello stage quindi per questo aspetto ero abituato. Il ruolo di “direttore” consiste nel gestire tutto quanto: fortunatamente la buona condotta dei ragazzi ha facilitato questo compito.

Un anno la cavalleria medievale, un altro ancora il Giappone e quest’anno i vichinghi: come combinare queste culture con l’attività del judo?

Non si tratta di combinare: è necessario che i ragazzi vengano incuriositi e affascinati da tutto quello che appartiene al patrimonio culturale del nostro mondo. C’è così tanto da scoprire, da leggere, da investigare: ritengo che il ruolo di noi adulti sia quello di guidarli alla scoperta di nuovi orizzonti. Poi starà ai ragazzi scegliere quali navigare.

La cultura vichinga cosa può insegnare?

L’immagine comune del vichingo è quella del razziatore e del guerriero senza pietà. In parte è così, tuttavia i vichinghi erano soprattutto navigatori che tramite tecniche ancora ignote sapevano orientarsi nelle fredde sere marine. Erano esploratori e va ad Erik il Rosso il merito di aver scoperto il Continente Americano cinquecento anni prima di Cristoforo Colombo, il quale cercava le Indie e se non avesse trovato l’America sarebbe morto di fame e di sete a bordo della sua caravella.

Come si comportano i ragazzi durante le lezioni di teoria? Dopo la scuola non avranno molta voglia di ascoltare…

Dipende sempre da come si affronta l’argomento: una storia è bella solo se è raccontata bene ed è bella se il pubblico è disposto ad ascoltare. Noi del Do Yu Kai cerchiamo di farlo nel migliore dei modi. A volte ci riusciamo, altre volte i ragazzi rispondono con sbadigli. Sta a noi migliorare il racconto e sta a loro migliorare la curiosità.

Riproporrete lo stage il prossimo anno?

Se i numeri degli iscritti lo permetterà certamente. Dal canto mio sono ben felice di trascorrere cinque giorni nel verde di Arzo fra sport e racconti: spero che i ragazzi si portino queste settimane nel cuore esattamente come il sottoscritto.